11/04/13

Volo, ergo sum (Desidero, quindi sono)

"Cogito, ergo sum." Citando Cartesio. 

Dissento. Non è il pensiero, la discriminante.
La frase è errata e andrebbe riformulata. 

"Volo, ergo sum." Così è molto meglio. 

Desiderio e volontà. 
Vedo, desidero, voglio. 

E non è mai abbastanza. 

Sei comodo, là fuori, nella nebbia, ad osservarmi dallo spiraglio che ho lasciato fra le tende? 
Ti ho promesso che avrai la mia mente nuda. Te la darò, ma con i miei tempi, un pezzo alla volta. 
Sarà piacevole quanto una vivisezione. 
E tu osserverai morbosamente il bisturi che io affonderò nella mia psiche, per te. 
Quel che io voglio è portarti fino all'orlo del baratro. Il MIO personale baratro. Lasciarti scrutare nella mia perversione, malattia, follia. 
La respiri, l'aria impura che mi circonda, e respiri me. 
Arriveremo ad essere una sola cosa, io e te. 

Voglio essere tua. Schiava dei tuoi sogni, padrona delle tue fantasie. 

Tua in modo così assolutamente morboso da costringerti a scappare da me, solo per renderti conto che non vi è nulla, al di fuori della nebbia.

Nulla se non io. 

Sarà quello l'istante che conclamerà il vincitore. Tanto chi perde, perde solo la propria anima. 

La mia è dannata in ogni caso.  


...

Quegli occhi, è tutta la sera che li sento addosso, ed è tutta la sera che non li fuggo. 

Freddi e calcolatori, non sorridono, anche se lui ride con amici. 

Distinto, elegante, una bestia di lusso, che diavolo ci fa in un club gay, uno di quel genere. 

Si potrebbe dire lo stesso di me. Ma io sono una strana creatura e mi sento a mio agio nei salotti bene, così come in mezzo ad una strada o in un club gay. Ho il dono di mimetizzarmi con l'ambiente che mi circonda. 

Il cameriere s'avvicina con un drink ed un biglietto. L'annuso (il drink, non il cameriere). Un Martini molto Dry. Un'oliva ci galleggia dentro. Così tanto gin che potrei rimettere, dopo le quattro tequila che mi sono generosamente concessa. "Fra un'ora nel parcheggio" recita il biglietto. Lo strappo e lascio nevicare candidi coriandoli nel drink, che spedisco via assieme ad un alquanto abbattuto sexy boy, mentre regalo al tizio in due pezzi nero e cravatta (sarà mica un becchino?) un sorriso cinico, cattivo, che gli comunica di non aspettarmi. 

Dopo un paio d'ore lascio il locale. E' là, solo nel parcheggio ormai semi deserto. 

Ci vuole un istante per guardarmi attorno e non vedere anima viva. E nel frattempo valutare le opzioni. 

La mia auto è dall'altro lato della piazza. Posso tornare indietro, aspettare che uno dei pochi clienti ancora nel club esca ed accodarmi a lui, posso fare il giro largo, ed arrivare dall'altra parte. Oppure posso alzar lo sguardo di sfida e andare diritta per la mia strada, con un sorriso sarcastico che mi piega le labbra. 

"Prima o poi qualcuno ti pianterà un coltello nello stomaco." La solita vocina che prova ad instillarmi un briciolo di buonsenso mi sussurra fastidiosamente nell'orecchio. Come al solito non l'ascolto. 

Con un colpo di reni abbandona il fianco dell'auto e mi viene incontro. Mi fissa ma non parla e neanche sorride. Io invece ora non riesco a parlare. Di colpo una mano invisibile s'è aggrappata alle mie viscere e le ha stritolate. La sua mano destra gli slaccia la patta dei calzoni, la sinistra mi preme con gentile determinazione sulla spalla. 

Mi inginocchio ai suoi piedi. Sapore di frutta. 

"Ecco. Magari ti ammazza, ma non ti prendi lo scolo." La solita vocina a cui non do ascolto ora si permette pure di sfottermi.  

Ed è tutto finito. Si toglie il profilattico e me lo lascia cadere, come un prezioso regalo, sul palmo della mano. Sale in macchina e se ne va. 

Rimango sola, in mezzo alla piazza semivuota. 

Le finestre cieche di antichi palazzi medievali mi guardano accusatorie. 


Ed io non mi sono mai sentita così sporca. 

E così viva. 

4 commenti:

  1. Forse hai pienamente ragione sai?

    Forse la differenza tra volontà ed intelligenza non è poi così clamorosa, forse è più il frutto del delirio positivista di questa civiltà depressa più che di una vera e propria conoscenza razionale. Forse non sbagliava S. Tommaso quando univa ed integrava fra loro queste due grandi forze umane in un unica tensione verso l'assoluto.

    Ma non voglio annoiarti con questi deliri...

    Sta di fatto che il desiderio è alla base di ogni più intensa e clamorosa produzione umana. In fondo l'etimo parla da sé: de sidera. Una parola legata alle stelle ed alla sofferenza necessaria per distaccarsi dalla loro influenza. L'influenza di ciò che non possiamo e non vogliamo spiegare per non patire ( parola che assomiglia a "passione", la quale deriva da patior, soffrire appunto)...

    Desiderare è provare dolore, e provare dolore è amare. Ed in questo blog c'è più amore che in un qualunque passo di qualunque testo evangelico...
    La tua penna lacera l'animo e lo guarisce subitaneamente, sublimando la vastità dell'ignoranza umana attraverso quell'eros che è vitalità senza mezzi termini, quella stessa vitalità che la civiltà nostra si appresta puntualmente a temere, distruggere e soffocare.

    Siamo vivi per questo.Io,te, ed i preti con il cilicio...

    Amo questa pagina, amo il tuo stile ed amo stare qui.
    Sono un tuo nuovo lettore!

    Un saluto!
    Fabio.

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    1. Passione. Non amore, Fabio, passione.

      E' la passione che muove il mondo stesso, e che ci fa sentire vivi.

      L'amore ne è solo una pallida copia, a mio parere.

      Il tuo commento precede di un passo quel che arriverà. Un passo alla volta, una tessera alla volta, fino a mostrarmi nuda, come ho promesso.

      Nella nebbia c'è tanto spazio. Sono felice che tu sia qua!

      The Mist

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  2. Io non distinguo passione ed amore, li ritengo parte della stessa essenza esattamente come non distinguo la fede dalla scienza...
    La differenza è poca trovo, e per lo più dettata dalla nostra tendenza a considerare l'amore come qualcosa di puro e la passione come qualcosa di estremamente carnale...

    Il fatto è che l'uno non può vivere senza l'altro, rendendo qualunque distinzione frutto di un mero formalismo...

    Ma questo è pur sempre un mio parere.
    Ricambio l'entusiasmo ^-^

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    1. Così come lo hai spiegato tu, è vero, non c'è distinzione fra amore e passione, e tenderei ad essere d'accordo con te su tutta la linea, tranne che per un unico, piccolo, "insignificante" dettaglio.

      Il substrato culturale. Si deve usare un linguaggio che sia comprensibile alla maggioranza delle persone. Non serve a nulla dire cose bellissime o verissime, se nessuno o solo una strettissima fascia le comprende.

      Una delle mie più grandi paure è quella di venire fraintesa, per questo presto grandissima attenzione alla scelta di ogni singola parola, e per la medesima ragione spesso abbondo in aggettivi, superlativi e descrizioni.

      Cerco di trasmettere immagini e sensazioni, perchè queste difficilmente possono venire mal interpretate, a differenza dei concetti.

      Se io dico amore, la maggior parte delle persone penserà alla purezza, all'altezza dei cieli... mentre io penso all'inferno, al vortice di passioni che ti trascina come un gorgo sempre più a fondo, fino ad annegarti...

      Vedi dov'è la differenza, a mio avviso, e perchè faccio una scelta di termini ben precisa? :)

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