27/04/13

L'uomo del telefono #4

"Sono curioso di sapere che ti sei inventata, bimba." 

Ecco che è nuovamente notte, ma questa volta la camera non è illuminata solo dalla fioca fiammella di candela. La contingenza vuole che mi pieghi alla schiavitù della ben più fredda luce elettrica, ma del resto non ho alternative, per quel che ho in mente. 

Sono seduta sul letto, la schiena appoggiata alla spalliera, ed attorno a me sono sparsi diversi libri, neanche io fossi una Venere sorta dalle spume dell'arte, anzichè dall'oceano. 

"Hai la benchè minima idea di chi sia Sherazad, Voce Profonda?"

"Ovviamente. E tu?" 

Sento la collera salire, a quella provocazione, che altro non è che una risposta alla mia, del resto. 

"Se non lo sapessi non te ne avrei parlato. Ecco. Avevo pensato di imitare la Principessa Persiana, ma invece che favole avevo scelto un libro, un romanzo breve. Poi però mi sono detta che non ho bisogno di simili espedienti, per legarti a me. Basta la mia voce da sirena, giusto? Quindi penso che ti leggerò poesie. Così avrai modo di sentire la mia voce per tutto il tempo che vorrai." 

Ride, oltre il telefono che oramai è diventato il nostro "luogo di incontro", ed il suono caldo, profondo, avvolgente mi fa sentire bene. 

<Sei proprio una cagna, come ha detto quella merda.> Commenta, dentro di me, la vocina saggia che costantemente mi da il tormento, ma neanche le do ascolto, troppo presa da quell'altra voce, quella che appartiene ad uno sconosciuto. 

"E dimmi, prima di iniziare a leggere per me, quale romanzo avrei perso?" 

"Seta, di Aless..."

"Alessandro Baricco. L'ho letto. E non mi piace affatto l'idea che tu lo abbia scartato, non del tutto." 

Rimango per qualche attimo senza parole. 

"Arrogante, bastardo, stronzo e pure colto. Sei sicuro di esistere davvero, Voce Profonda?"

"Potrei dire lo stesso di te. In realtà credo che fosse destino che tu mi capitassi fra le mani, te l'ho detto, tu sei stata fatta solo per..." 

"Essere la tua cagna, si, lo hai già detto. Perdi colpi e diventi monotono. E poi io non credo nel destino!" 

"La lettera. Leggimi la lettera. Le poesie non si offenderanno, e le terremo per un'altra volta ma questa sera è quella lettera che voglio ascoltare, raccontata dalla tua voce di sirena." 

Fra i tanti libri accanto a me raccolgo il più piccolo, il più consunto. Non ci metto che un istante a trovare il punto che lui pretende, ed inizio a leggere, a recitare quelle parole per lui.

"Mio Signore Amato non aver paura, non muoverti, resta in silenzio, nessuno ci vedrà."

Inizio a leggere quel testo, forse la pagina erotica più delicata, dolce ed al tempo stesso intrigante che sia mai stata scritta, così come l'intero libro è lieve come la seta di cui porta il nome. Mi viene facile leggerla, conosco l'intero romanzo molto bene, ed ho vissuto le emozioni narrate in quel libro così tante volte che è come se fosse l'avessi scritta io. 

Proseguo nella lettura. Lui ascolta. Non sento alcun suono provenire dal telefono, se non un tintinnio distante, così lo immagino sprofondato in una poltrona, nella penombra, con un whisky on the rock fra le dita, che fa rigirare lentamente mentre, ad occhi chiusi, mi ascolta. 


"... quando ti toccherò per la prima volta sarà con le mie labbra, tu non saprai dove, a un certo punto sentirai il calore della mie labbra, addosso, non puoi sapere dove se non apri gli occhi, non aprirli, sentirai la mia bocca dove non sai, d'improvviso, forse sarà nei tuoi occhi, appoggerò la mia bocca sulle palpebre e le ciglia, sentirai il calore entrare nella tua testa, e le mie labbra nei tuoi occhi, dentro, o forse sarà sul tuo sesso, appoggerò le mie labbra, laggiù, e le schiuderò scendendo a poco a poco, lascerò che il tuo sesso socchiuda la mia bocca..."


Non c'è altro suono se non la mia voce, eppure sento un'energia che va crescendo e so che lui sta provando esattamente quel che provo io. 

                      Desiderio! 

                                Mi vuole!

                                         Lo voglio! 

Continuo a leggere, la mano sinistra continua a reggere il libro, la destra scivola lentamente sul mio corpo, sul mio seno, sul mio ventre fino a giungere fra le mie cosce e lentamente mi accarezzo per lui, sempre leggendo, così che la mia voce, ora, non recita più e la passione che si può intuire, dietro le parole, non è più finzione ma realtà. 


"... le tue braccia che non mi lasciano andare, i colpi dentro di me, è violenza dolce, vedo i tuoi occhi cercare nei miei, vogliono sapere fino a dove farmi male, fino a dove vuoi, signore amato mio, non c'è fine, non finirà, lo vedi?"


Un sospiro proviene dal telefono. Non si sente più il tintinnare del ghiaccio. So che in un modo del tutto incredibile, ora, stiamo facendo sesso, lui mi sta possedendo in maniera assoluta, seppure io non sappia neanche dove sia. 

E' quasi una tortura continuare a leggere, impormi la disciplina necessaria per interpretare quello scritto e non implorarlo di fare di me quel che vuole, che è vero, che sono nata solo per essere sua, ma io sono testarda e bastarda almeno quanto lui, e non gli darò mai questa soddisfazione. Non con le parole, quanto meno, seppure i fatti lo gridino chiaramente. 

Poi la lettera finisce, ed io rimango silenziosa, affannata, spossata. C'è un lungo silenzio, a dimostrare come anche lui, probabilmente, si trovi nelle mie stesse condizioni. 

Respiro a fondo, per imporre al mio cuore di ritrovare un ritmo più lento, per ordinare al mio petto di non annaspare alla ricerca di ossigeno, e ancora sto cercando di riprenderne il controllo, quando la sua voce spezza il silenzio. 

"Sembra quasi che Baricco l'abbia scritta pensando alla tua voce questa lettera, bimba. Sei molto brava a leggere." 

Non vi è traccia di affanno, nè di dolcezza, nè di complicità in quella voce che non mi lascia il tempo di rispondere, perchè riprende a parlare, seccamente. 

"In ogni caso, questa volta ti ho lasciato fare a modo tuo, la prossima voglio sentirti guaire come la cagna che sei, quando godrai, e non come ora che lo hai fatto di nascosto, per non darmi soddisfazione." 

Ancora una volta se ne va senza un saluto. Mi lascia sola, in un oceano di libri inutili, con l'unico che abbia letto per lui abbandonato sulle mie gambe e la mia mano che profuma del mio sesso. 

Accendo la candela e spengo la luce. Rimango a lungo immobile, ancora tesa come una corda di violino poi, in un estremo atto di ribellione, mi concedo il piacere un'altra volta. 

In silenzio. 

...

Siamo ancora io e te, amico mio, tu fuori dalla finestra, io nella mia camera che mi spoglio per te, che mi lascio guardare.

Tu voyeur, io esibizionista. 

Due lati della medesima medaglia, una cosa sola. Non potresti esistere, se io non ci fossi ed io non potrei esistere, senza te. 

Forse, ascoltando i miei racconti, vorresti essere tu ad avere un simile potere, su di me, ma ti prego di seguire il mio consiglio e di non invidiare Voce Profonda. 

Tu sei unico, così come a modo suo anche lui lo era. 

Ogni uomo è una creatura a sè stante, meravigliosamente complessa, un universo da scoprire, esplorare e poi abbandonare. 



E ti assicuro che arriverà il giorno in cui abbandonerò anche te. 

Lasciandoti solo. 

Nella nebbia. 





Seta - Alessandro Baricco 

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