30/05/13

Sex & Drugs & R'n R

Ho spento le luci, acceso le candele e mi sono spogliata per te, amico mio, desiderosa di sentire ancora una volta il tuo sguardo che mi fruga, che vuole svelare i miei segreti, e pronta a concederglieli, uno dopo l'altro. 

Ho tagliato, strappato, dilaniato per te, brandello dopo brandello, buona parte delle mie carni, ma ancora siamo così lontani da ciò che sono, che mi pare di non avere neanche iniziato l'opera, eppure ho sanguinato davanti ai tuoi occhi, e ho goduto del tuo sguardo. 

Abbiamo scopato, io e te, in un modo perverso ed impossibile. 

Mi hai posseduta, mentre ti raccontavo dell'Uomo del telefono, così come mi ha posseduta lui, e mi hai persa, nel medesimo istante in cui sono fuggita via. 

La fuga. Si può dire che metà della mia vita l'abbia trascorsa a cercare di fuggire, e l'altra metà nel tentativo di tornare. 

Qua. Nella città che amo ed odio, e che è me. 

Sei fortunato, tu. Figlio inesistente di un mio desiderio, parto della mia schizofrenia, nato già adulto solo poche settimane fa. 

Non conosci la difficoltà di nascere e crescere e non ne conosci la meraviglia. 

E io sono qua per raccontarti quello che tu non sai. Quanto sia stato stupendo e terribile vivere la propria giovinezza negli anni '80 proprio a Bologna. 



Bologna la Dotta, la Rossa, la Grassa, la Turrita, la Magica, schiava di due diversi padroni, Aristocrazia e Clero, che l'hanno piegata a novanta fino a spezzarle la schiena, rubando al suo popolo ogni dignità, senza neanche concedere il fittizio sollievo della vasellina. 



Il "Sacrario di Sabbiuno" 
Poi la Seconda Guerra Mondiale, la democrazia, e finalmente aria di libertà. Il giogo della schiavitù si è spezzato e i bolognesi hanno potuto rialzare il capo, e lo hanno fatto con dignità, senza urla o ostentazioni, piangendo i propri Martiri in silenzio, con la semplicità di un contadino che semina la terra, perché il vero bolognese è figlio della terra, e anche se ormai nessuno l'ha visto realmente, il lavoro dei campi, tutti hanno un nonno che si è spezzato in due dietro all'aratro. 

L'università e il '68, e subito dopo una nuova classe dirigenziale, una città che funzionava come un ingranaggio perfetto, neanche fosse stata progettata da un orologiaio svizzero. 

Una libertà senza limiti. Che permetteva il fiorire di cultura, arte, musica, spettacoli e divertimenti ad ogni angolo di strada. 

Una libertà senza limiti. Che faceva respirare un senso di uguaglianza tale per cui non era difficile trovarti a stonare ubriaca, accompagnata da Dalla al pianoforte. 
O discutere con un tale barbuto, ai martedì filosofici organizzati in una delle tante osterie del centro, per poi scoprire con anni di distanza che il tizio in oggetto era un allora non ancora troppo noto Umberto Eco, entrambi ebbri di San Giovese e sazi di crescenta al forno. 

Ogni notte uscivi di casa e facevi l'amore con la città, ti abbandonavi a lei con fiducia, sapendo che ti avrebbe riservato una sorpresa, un dono. 






Feste spontanee nate alle quattro di notte sotto lo sguardo benevolo del Gigante, con estranei incontrati per caso, altri te che ancora non erano stanchi di fare l'amore con la notte, e via per una corsa in macchina, su, fino al Santuario della Madonna di San Luca a vedere il sole sorgere, e la città, che è davvero Rossa, accendersi di fiamma. 

E colazione, in Piazza Maggiore, con la promessa ovviamente mai mantenuta, di ritrovarsi ogni anno, la stessa notte, in Piazza Nettuno e ripetere l'avventura. 

Giardini segreti, nascosti dietro un portone di legno massiccio, dove intrufolarsi con uno sconosciuto incontrato in un bar, un occhio alle finestre buie che ti spiano e l'altro alla strada e alle ombre che vi si avventurano, e giocare a fare l'amore con il Principe Azzurro, che ti ha appena rapita dal maniero del tuo crudele sposo.

Bologna è anche la "zdaura" (signora) che vede una ragazza particolarmente pallida e, preoccupandosi della sua salute, le offre un bicchiere di latte e dei biscotti, indispettendo alquanto la scorbutica Sophia, che ci aveva perso ore per ottenere un aspetto insano, cereo e cadaverico. 

Vivere a Bologna in quegli anni era come vivere nella Parigi Bohèmienne, dove cultura, droghe e piaceri carnali si univano in una miscela sensuale, ipnotica e irresistibile. 

Sembra tutto così bello, amico mio, che ti starai forse chiedendo come sia possibile che io mi definisca dannata, o possa dire che vivere a Bologna sia stato terribile. 

La cosa terribile è che avevamo tutto. 

La fine del '68 e l'ascesa degli ex rivoluzionari al governo della città avevano fatto sì che non ci fosse più nulla per cui lottare. 

E tutta quella libertà, tutte quelle immense energie creative senza un reale scopo in cui incanalarle hanno distrutto la mia generazione. 

L'unica cosa che il '68 ci ha lasciato in eredità è stato un vuoto gigantesco. E decine, centinaia di diversi tipi di droghe con cui riempirlo. 

Se da una parte c'era un mondo sfavillante, fatto di piacere, lussuria, cultura ed arte, dall'altra c'era in corso una vera e propria guerra, e gli anni '80 contavano tre, quattro, cinque vittime a settimana, ogni settimana. 

Io, che come sempre sono divisa fra luce ed ombra, ho vissuto entrambi i mondi, un piede nel mondo culturale, cene da Napoleone, al tempo meta dell'ambiente più creativo della città e non solo, serate nei circoli filosofici e a feste universitarie dove si gozzovigliava allegramente conversando di Sartre e Prévert ed ascoltando Doors e Pink Floyd, l'altro in strada, a guardare ragazzi distruggersi ogni giorno, in modi così estrosi da meritare menzione. 

Come Lucien, che si gettò dalla finestra, sotto l'effetto di LSD, perché il suo viaggio era di essere diventato un uccello. Gli amici pensavano fosse al sicuro, una volta arrivato a casa. 


Splat! 

La sua allucinazione non era stata abbastanza convincente da fargli crescere le ali, povero angelo di periferia, finito spiaccicato sul marciapiedi, sotto la finestra di camera sua a solo diciannove anni. 



Un sole artificiale che non scalda.
O Willie, l'uomo tatuato. Persino all'interno delle labbra. Leggenda narrava che fosse tatuato persino sulla cappella, ma non ho mai avuto il coraggio di controllare.  Inglese, trent'anni passati da un pezzo, che si era innamorato di Bologna (del mio seno) perché qua c'era libertà (perché era grande), diceva. Quando gli chiedevo cosa ci provasse a iniettarsi eroina mi diceva sempre, guardandomi rigorosamente le tette: "E' come se ti accendessero il sole dentro." Ma quel sole artificiale non scalda, quel sole è una mera illusione. Willie venne trovato morto, congelato, un mattino di gennaio. Era così fatto che si addormentò ai giardini. 



Marco, che annegava il suo amore non corrisposto per Silvana ingurgitando cocktail di alcool e farmaci, medicine che ai tempi vendevano a banco senza ricetta, e che dopo poco vennero vietate. Invecchiò dieci anni in uno, a venticinque sembrava mio padre, morì per cirrosi epatica all'età di ventisei. Non sempre i farmaci salvano la vita.

Silvana, che un giorno sparì, e di lei non si seppe mai più nulla. 

Io ero là, seduta in disparte ad osservare, chiudevo le mie canne mentre raccoglievo le loro confessioni. Li guardavo uccidersi un giorno dopo l'altro.

Incapace di salvarli, incapace di imitarli. 

Troppo coraggiosa per lasciarmi morire e troppo vigliacca per vivere fino in fondo. 

Mi struggevo del loro dolore per partecipare, in qualche modo, della loro personale dannazione, che sommavo alla mia. 

Oggi è il 30 Maggio, amico mio, domani è il giorno in cui ti parlerò di uno di loro, per ricordarli tutti. 

Poi arriverà giugno, e ti prometto che tornerà la Nebbia, a tenerti compagnia, ma fino ad allora, dovrai tenere me, il Ricordo, perché solo fin quando qualcuno terrà vivo il loro ricordo, loro vivranno ancora. 





9 commenti:

  1. Grazie. A nome di Bologna, perché lei ad esserlo, fantastica :)

    Anche oggi che ormai non è più lei e la diffidenza e la paura hanno inquinato il suo animo.

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  2. Se hai vissuto gli anni '80 sei grandicella XD
    Comunque, bel post, molto sentito.
    La piaga della droga è una delle peggiori.
    Specie per tutto quello che c'è dietro...

    Bologna, gran bella città, che conosco poco, solo di passaggio.
    Ma prossimamente potrei fare una capatina a Modena e quindi passare anche dall'altro colle! :p

    Moz-

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    1. Moz O.o Lo avevi letto una Single negli Anta, mi pare, dove candidamente ammettevo di aver superato la fatidica soglia :D

      Si, sono grandicella, all'anagrafe :P La testa è quel che è, che vuoi farci :P

      Tu dovresti leggermi con molta attenzione, perché fra un paio di lustri ti troverai nella mia posizione, single, negli anta, con ancora la stessa voglia di vivere di oggi e di dieci anni fa, e circondato da un mucchio di vecchi babbioni!

      Quindi studia e impara, che la situazione non è rosea e le mie esperienze ti prepareranno per quando verrà il tuo turno! :P

      Mist :)

      NdA Per quanto mi sforzi, Modena e i colli non hanno niente a che spartire, eh? :P Modena sta là, appollaiata nella Pianura Padana... poi c'è Ferrara, quella è la bassa, la Amsterdam de noartri: solo paludi e zanzare. XD (se mi leggono i miei cugini emiliani mi strozzano! Quasi quasi ne invito qualcuno)

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    2. Sì, so bene che hai superato gli anta, la mia frase (che ho scritto male, in effetti) era come a ribadirlo sarcasticamente! Lo so, non si capiva XD

      Guarda, sicuramente faccio tesoro della tua lezione, ma fidati che già sto combattendo! XD

      Moz-

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  3. Un post davvero molto bello, e una disanima di quegli anni che,purtroppo, non riesco a condividere completamente (almeno per quanto mi riguarda,.Non perchè tu scriva cose non vere, ma perchè la realtà, tra Bologna e Milano, cambia colori. Quasi tutti.Il 68, da queste parti, ha avuto meriti e fatto danni,ma solo fino all'inizio degli anni '80. Poi, il tracollo della Milano da bere, dell'edonismo raeganiano,dei paninari e di un narcisismo disperato ha spazzato via quasi tutto. Fermenti culturali,pochi. Gli stessi di oggi, sempre la stessa gente a crederci. Avrei fatto a cambio volentieri. A prescindere dalla folle fuga nell'eroina.

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    1. Infatti ho specificato che si parla di Bologna.

      Un'isola che non c'è più, aggiungerei, ora troppo simile alla tua Milano di allora. Ci siamo scambiati i ruoli, temo.

      Una cosa che non ho citato, e che è parte corresponsabile di quel disagio, era l'auto compiacersi degli ex rivoluzionari.

      "Se voi ragazzi potete essere liberi di fare cultura, è perché noi abbiamo lottato. Se voi potete avere spazi auto gestiti, è perché noi ve li abbiamo costruiti. Se voi oggi esistete è grazie a noi."

      Ed è tutto vero. Tutto quello che avevamo era grazie a loro. Ma l'uomo illuminato, quello veramente illuminato, concede senza porsi sul piedistallo.

      Così "noi" ci siamo sentiti come se ci avessero fatto l'elemosina, una concessione, rubandoci al tempo stesso il diritto ed il dovere di costruircelo da soli, un nostro futuro.

      E a quei tempi, la frase che ripetevamo più spesso, quando ci rinfacciavano che LORO avevano fatto la guerra e avevano lottato duramente PER NOI, era: "Ma noi non ve l'abbiamo chiesto."

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Siccome sono estremamente generosa, ho deciso di permettere anche agli utenti anonimi di commentare. Dati gli argomenti trattati, capisco che molti non vogliano mettere il loro nome, qua sotto, e per questo offro questa possibilità. Questo però non significa che abbiate la licenza di scrivere ogni cosa vi passa per la testa. Gli insulti gratuiti, ad esempio, verranno cestinati. Faccio affidamento sul vostro buon senso. E siccome questo è il MIO mondo, e qua vigono le mie regole, l'unico giudizio insindacabile ed inappellabile su cosa rientri nel buon senso spetta a me. Tutto quello che, a mio modesto parere, è spazzatura, verrà impietosamente cestinato. Mi riservo anche di ritornare sui miei passi, se la mia fiducia nel genere umano si dimostrasse mal riposta.