04/07/13

Il gioco continua

"Come ogni notte, vengo al tuo capezzale, una satanica Giulietta osservata dal suo timorato Romeo, ma questa notte la finestra era chiusa e dentro era pieno di luce. Cosa è successo?"

Questo dimostra che sei proprio parto della mia mente. Curioso come un gatto, esattamente come me. 

Se non è la candela, ad illuminare la mia stanza, e se le tende sono tirate strettamente, da non lasciar scorgere traccia di ciò che avviene all'interno, la ragione può essere solo una. 

Sto leggendo. 

Per quanto io sia in grado di vedere anche con scarsa illuminazione, per leggere ho bisogno di una luce più stabile di quanto non sia la fiamma di una candela, e per evitare che sciami di insetti invadessero la mia stanza ho chiuso le finestre. 

E no, non ho letto niente che abbia a che fare con sfumature di nessun genere. Come sempre accade quando è Geraldine a prevalere (si, so che non la conosci ancora, ma è noiosa come una giornata piovosa, quindi cerco di non svegliarla, se non è lei a imporsi a forza) mi sono ritrovata a rileggere le poesie di Jacques Prévert, il mio poeta preferito, e su tutte quella che più amo, Barbara. 

Sai, mi piacerebbe chiamarmi Barbara solo per poter sognare di essere io, la donna che ha così profondamente colpito il poeta. 

Ricordati Barbara
Pioveva senza tregua quel giorno su Brest
E tu camminavi sorridente
Raggiante rapita grondante, sotto la pioggia
Ricordati Barbara
Pioveva senza tregua su Brest
E t'ho incontrata in Rue de Siam 
E tu sorridevi, e sorridevo anche io 
Ricordati Barbara 
Tu che io non conoscevo 
Tu che non mi conoscevi 
Ricordati, ricordati comunque di quel giorno 
Non dimenticare 
Un uomo si riparava sotto un portico 
E ha gridato il tuo nome 
Barbara 
E tu sei corsa incontro a lui sotto la pioggia 
Grondante rapita raggiante 
Gettandoti tra le sue braccia 
Ricordati di questo Barbara 
E non volermene se ti do del tu 
Io do del tu a tutti quelli che amo 
Anche se non li ho visti che una sola volta 
Io do del tu a tutti quelli che si amano 
Anche se non li conosco 
Ricordati Barbara, non dimenticare 
Questa pioggia buona e felice 
Sul tuo viso felice 
Su questa città felice 
Questa pioggia sul mare, sull'arsenale 
Sul battello d' Ouessant 
Oh Barbara, che cazzata la guerra 
E cosa sei diventata adesso 
Sotto questa pioggia di ferro 
Di fuoco acciaio e sangue 
E lui che ti stringeva fra le braccia 
Amorosamente 
È forse morto disperso o invece vive ancora 
Oh Barbara 
Piove senza tregua su Brest 
Come pioveva prima 
Ma non è più cosi e tutto si è guastato 
È una pioggia di morte desolata e crudele 
Non è nemmeno più bufera 
Di ferro acciaio sangue 
Ma solamente nuvole 
Che schiattano come cani 
Come cani che spariscono 
Seguendo la corrente su Brest 
E scappano lontano a imputridire 
Lontano lontano da Brest
Dove non c'è più niente


"In silenzio sono qui fuori che ti osservo. Usando quel silenzio che tanto hai odiato come fosse un arma.

Mi chiedi di parlarti. Vuoi sapere se esisto ancora, se sono reale.
Ti domandi se non sono solo una tua mera invenzione per colmare il vuoto che, forse, io stesso ho lasciato.

Usi la scusa del Gioco, un altro tuo sciocco tentativo per capire se sono reale, ma ciò che desideri non avverrà. L'unica cosa che avrai da Me sarà solo lo sguardo che fruga in ogni angolo della tua esistenza mettendoti a nudo."

Il silenzio. 

Che può essere lieve come il fruscio di seta rapita dal vento. 

O greve come la pietra di una lapide. 

Quel silenzio che odio. 

E in queste parole ti riconosco, empio frutto della mia insania. Amante e complice. Padrone e Schiavo. 

Crudele come la lama di un rasoio che affonda nelle carni. 

Ti compiaci del dolore che sai recarmi così come io traggo piacere nel farmene. 

E io mi compiaccio assieme a te, creatura da me perfettamente cesellata fin nel minimo difetto, compresa l'arroganza di credere che tu possa aver creato il vuoto che mi divora. 

Non dimenticare che dIO sono il Demiurgo, e perciò io mi compiaccio della mia opera di creazione, mentre tu non hai creato nulla. 

Quel vuoto cresce dentro di me, come un cancro, da che ne ho memoria. 

E con lui la Bestia. Che sono sempre io. 

Io ho bisogno che tu esista, per riempire il buco che mi divora la mente. 

Tu hai bisogno di me, per esistere. 

O forse è esattamente il contrario, e sono io ad essere una tua invenzione, perfetta fino all'ultimo difetto. 

In fondo, è solo una questione di prospettiva. 



3 commenti:

  1. Racconto nella penombra,spinto sino alla luce da e per la poesia

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  2. Pensavo che il tuo poeta preferito fosse Pervert :p

    Moz-

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  3. "In fondo, è solo una questione di prospettiva. "

    S.

    ;-)

    RispondiElimina

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